venerdì 11 febbraio 2011

Dai programmi alle web app...

Certo che di strada ne è stata fatta. Chi ci poteva pensare, negli anni '90 in cui il web vero e proprio muoveva i suoi timidi primi passi, quando giù un iperlink da un documento ad un altro, magari localizzato in un diverso punto della rete, poteva sembrare (anzi era) una cosa davvero innovativa. Chi poteva mai ipotizzare che gli stessi programmi - oltre ai dati - si sarebbero spostati "sulla nuvola", come diciamo oggi?

Eppure di vantaggi ve ne sono tanti, come sottolinea anche un articolo apparso di recente sul Sole 24 Ore. Una suite di office su web come Google Documenti è giunta ormai ad un discreto livello di maturità, tanto che molti compiti "reali" possono essere svolti efficacemente senza altro software che un browser moderno. Indipendentemente dal sistema operativo e dal tipo di computer. Desktop, notebook, netbook, tablet: si può interrompere il lavoro e riprenderlo in ogni momento con un altro dispositivo. La comodità è indubbia. Ed inoltre in questo paradigma è facilissimo implementare soluzione di editing condiviso su web, ed ogni altra ipotesi collaborativa.


A livello speculativo, c'è da porre però attenzione al fatto che andiamo sempre di più verso una dipendenza dal web ormai strutturale e profonda. Fateci caso, un computer che non ha il collegamento ad internet è di fatto - nel sentire comune - un computer che "non funziona" a dovere. La sensazione insomma è che sia poco utile. Quello che prima era visto come un di più ora è percepito come una cosa necessaria.

La sensazione di chi scrive, è che non possa essere altrimenti. Vi sono appunto sistemi pensati per operare "strutturalmente" nel web, come Chrome OS (che non a caso espone in Home Page la scritta Nothing but the web.


Ma pensate a quanto perderemmo, di nostro, se improvvisamente non avessimo accesso ad internet (ok io almeno perderei un bel pò di documenti, varie annotazioni, e più di 30.000 messaggi di posta....). Prima quanto avremmo perso? Praticamente nulla.Allora perché ci muoviamo verso una net-dipendenza così marcata? Forse i vantaggi di un mondo interconnesso sono così marcati, che accettiamo questa relativa insicurezza. O forse si tratta di migrare da una insicurezza ad un'altra: prima la rottura di un disco rigido (backup a parte, procedura virtuosa non da tutti utilizzata...) era una sciagura, ora forse un pò meno...