In ritardo di un quarto d’ora. Aspettiamo altri cinque minuti poi sicuro che arriva. Precissimo nel ritardo, ormai Giada lo sapeva bene. E meno male che sono tornata presto dall’università. Potevo prendermela comoda, rimanere un pò a parlare con Francesca. Farmi dire tutto sul suo fidanzato nuovo nuovo. Mica avevo capito che aveva una tresca con Marco; sono sempre l’ultima a capire queste cose, evidentemente.
Infatti eccoti che arriva Stefano. Bello fresco senza niente, nemmeno un'ombra di affanno, di fretta per il ritardo. Soprattutto, nemmeno uno zaino gonfio. Niente. Ma niente proprio.
"Bravo, bravo. Ti sei scordato tutto, come al solito" sbuffò Giada, veramente spazientita.
Insomma ci mancava pure questa. Affidabili, sono affidabili davvero, questi maschi eh.
"Ora come facciamo, hai detto che avevi almeno cinque libri sull’argomento. Come lo facciamo questo pezzo per il giornalino dell’università? Pensavo volessi aiutarmi, te l’ho spiegato, io di cose tecniche ne capisco poco. Avevi detto che mi avresti aiutato. Come faccio a parlare dei computer nelle discipline umanistiche se di computer non ne capisco niente?“
"Sì sì, è proprio così.”
“Ah l’avevi detto”
“Intendo, è così, di cose tecniche non ne capisci nulla…”
“Molto divertente. E allora?”, esclamò Giada con l’impazienza che le friggeva addosso.
Il pezzo l’aveva promesso per la sera, e ora stava di fronte alla prospettiva non esaltante di affannarsi a mettere insieme qualcosa preso da Internet, così come capita. Il fatto che lei fosse brava a scrivere era stato percepito subito dai redattori del giornalino, dopo che aveva inviato il primo contributo, quasi per scherzo. Ora andava così, alla minima occasione le chiedevano di scrivere un pezzo. E va bene, per lei era un divertimento, dopotutto.
Stavolta però le serviva aiuto, le serviva la competenza di uno di quei maschi fissati con i computer. Insomma, le serviva Stefano.
Stavolta però le serviva aiuto, le serviva la competenza di uno di quei maschi fissati con i computer. Insomma, le serviva Stefano.
“Beh ho portato tutto quello che sono riuscito a trovare”, disse Stefano, sempre sorridendo.
"Ahh lo vedi? Lo vedi? Sei il solito, il solito, lo dicevo io."
Stefano continuava a sorridere. Il che lo rendeva piuttosto indisponente, secondo Giada. La quale si era già ampiamente pentita di averlo coinvolto.
"Infatti i libri erano sei" aggiunse, evidentemente divertito. "Di cui uno di più di mille pagine, sullo sviluppo dei primi computer e sul loro uso in ambito accademico. Mooolto interessante, se devo dire. "
Che faccia da schiaffi, pensè Giada. Continua a prendermi in giro alla grande. Dovrei menarlo, se non fossi una signora. Cioè una ragazza, però siamo lì.
"Va bene, mio caro. Vediamo adesso come te la cavi. Vediamo dove sono questi libri."
"Ah beh..."
"Ok te li sei scordati, giusto?" disse Giada sbuffando.
"No, proprio scordati direi di no…” fece Stefano, affondando la mano nel suo piccolo zainetto. Più faceva il misterioso e più solleticava i recettori dell’insopportabilità, in Giada.
"Ah almeno uno l'hai portato." Disse lei. "Magari il più piccolo, a giudicare dallo spessore del tuo zaino.
"No, li ho portati proprio TUTTI" fece Stefano. Sembrava si divertisse sempre di più.
A Giada dava i nervi quando si divertiva alle sue spalle. Temeva qualcosa, non sapeva cosa, ma temeva quello che sarebbe successo nei minuti successivi.
Infatti qualcosa successe, che a lei non garbava.
Stefano tirò fuori la mano, quello che aveva afferrato non era un libro, bensì una sorta di strano apparecchio piatto. Sembrava un computer, ma no, un attimo. Era più piccolo, decisamente più piccolo di un computer.
"E' il mio nuovo lettore di ebook" disse Stefano gongolando. Chissà come mai gongolava.
“Ebook? Quella cosa dei libri che si leggono… insomma, quelli elettronici? E ora, mi dirai anche che..." disse Giada, sbiancando visibilmente in volto...
"Sì. Te lo dico, hai indovinato. Tutti i libri stanno qui dentro. Dentro questo cosino qui. Cioè, a dire il vero c’è anche dell’altro, ma non è tutta roba che vorresti leggere, credo”
"Lo sapevo. Lo temevo" disse a bassa voce Giada, sconsolatissima. Mentalmente, si preparò ad una lezione tecnologica di Stefano. L’ennesima. Sapeva che sarebbe arrivata, questione di secondi. Non c’era ormai niente da fare per evitarlo.
Infatti, arrivò.
"Giada, devi sapere intanto che qui dentro batte un kernel linux della serie 2.6, opportunamente modificato..."
(1. continua)