lunedì 29 gennaio 2018

Quei libri, tutti da ascoltare

L’ho trovato stamattina per caso, e ne sono stato immediatamente contento. Finalmente! Google apre agli audiolibri, ma soprattutto — diciamolo subito — lo fa utilizzando un modello diverso da quello di Amazon, la quale costringe di fatto a sottoscrivere un abbonamento mensile per avere accesso agli audiolibri (è questa l’unica possibilità per usufruire della sua divisione Audible, come è noto).

La differenza tra i modelli di business è notevole, anche per il consumatore. Del resto, non sarà certo per caso se il banner che campeggia nella nuova sezione dello store Google recita ammiccante “Ascolta senza abbonamento”.

Personalmente è una cosa di cui sentivo la mancanza.

Mi interessa certo avere accesso agli audiolibri, in formato più snello e moderno (e immediatamente fruibile su vari dispositivi) rispetto all’acquisto del CD in negozio (ma ormai i CD, non sanno un po’ di vecchio, secondo voi?), e tuttavia non ho interesse a sottoscrivere l’ennesimo abbonamento mensile.

Voglio insomma pagare per quello che consumo, visto che prevedibilmente non avrò un consumo molto forte.

E visto anche — aggiungerei — che molti titoli di indubbio valore si trovano ormai disponibili tramite altri canali. Qui voglio solo menzionare le puntate dell’eccellente programma Ad Alta Voce di Radio Tre, di cui la Rai mette a disposizione i podcast: sia dalla sua nuova app Play Radio che attraverso i consueti canali di consumo (io mi trovo discretamente a mio agio con CastBox ad esempio).

A proposito, detto così di passaggio: Ad Alta Voce, da gennaio, sta attraversando i Diari di Etty Hillesum, un testo straordinario, tra l’altro letto con grande bravura ed immedesimazione da Sandra Toffolatti.

Tornando a Google, devo dire che l’interfaccia per l’utilizzo degli audiolibri direttamente dal web, è apprezzabilmente semplice e completa.


Molto chiara la divisione per capitoli, innanzitutto. Non manca la possibilità di spostarsi in un punto a piacere nel capitolo stesso, e anche di avviare la lettura a velocità diverse. Decisamente comodi anche i pulsanti rapidi per tornare indietro o spostarsi in avanti di 30 secondi, utili davvero per riprendere una parte se ci eravamo distratti o trovare un dato punto se riprendiamo un ascolto di cui magari abbiamo perso “il segno”.

Insomma devo dire, a prima impressione, un’ottima possibilità, preziosa ancor più visto che alternative reali sono davvero poche, se non vogliamo appunto aderire al modello di abbonamento mensile.



Il racconto, del resto (proprio nel senso di qualcosa che si racconta a voce) è una cosa antichissima, ed è utilmente complementare al rapporto visivo con un testo scritto. E’ anche una cosa intrinsecamente ancor più relazionale, visto che è sempre un altro che ti racconta qualcosa, un testo di fisica o un romanzo (in questo non è molto importante). Voglio dire, insomma, che il libro diventa — in questa sua declinazione audio — una faccenda a tre: chi lo ha scritto, chi lo racconta e chi ne fruisce (e qui capisco che ho scelto lo screenshot peggiore, visto che chi legge e chi scrive qui sono la stessa persona: ma tant’è).

Insomma farsi raccontare qualcosa è come rinnovare un rito antichissimo. Molto più antico della lettura. Ed è una cosa che possiamo fare mentre siamo in macchina, o mentre stiriamo, o prepariamo la carbonara o una bella macedonia (no, un frullato no, per via del rumore del frullatore).

Una cosa che non tramonterà mai, per nostra (grande) fortuna.